Alcune persone non sanno di essere a rischio di alcune malattie, pur presentando predisposizione ereditaria. Conoscere il rischio consente di attuare interventi di prevenzione. L’informazione è essenziale a tale fine.
Alcune persone non si curano perché non sanno di essere malate. La diagnosi precoce consentirebbe di prevenire le complicanze.
Alcune persone sanno di avere una malattia e, pur con le difficoltà del caso, cercano di controllarla, di non lasciarsi sopraffare, di affrontarla con successo.
Acquisiscono informazioni, afferiscono ai Servizi Sanitari, attuano comportamenti efficaci di cura (assumono farmaci, fanno i controlli clinici consigliati, tengono d’occhio la loro salute).
Altre persone sanno di essere predisposte a sviluppare una malattia cronica (come diabete e obesità) ma vivono il presente come se non esista un domani, non
attuando correttivi nel proprio comportamento che potrebbero prevenire l’insorgenza della patologia.
Altre ancora sanno di avere la malattia ma NON LA ACCETTANO e conseguentemente non fanno nulla per curarsi, per tenerla sotto controllo, per impedire che insorgano danni maggiori.
Perché NON LA ACCETTANO? I fattori sono molteplici, anche molto personali.
Spesso queste persone hanno adeguate informazioni per capire, ma non le accettano emozionalmente. Se il cervello ci dice di fare qualcosa ma il cuore non sostiene queste convinzioni, la persona NON si muove, il comportamento desiderato NON si attua…e la malattia si impone. Queste persone vivono nell’illusione che i problemi scompaiano da soli e nel “delirio” di invulnerabilità… ”questo non può accadere a me, non mi succederà mai…”
In realtà il problema non si risolve da solo, anzi, si ripropone più grave.
Nella mia esperienza clinica le persone che NON accettano la malattia (in particolare il diabete, o negano di aver problemi di obesità) vanno peggio perché si illudono che qualcun altro si possa sostituire a loro nell’agire, vanno incontro a conseguenze serie della malattia, si espongono a rischi gravi. L’accettazione è il primo passo positivo nel cammino verso il miglioramento, verso l’esito positivo. Chi accetta si attiva per diventare competente nella risoluzione dei problemi, vive meglio nonostante la malattia.
Presso il Centro Diabetologico dell’Ospedale di Gavardo, nel 2018 si è svolto un ciclo di incontri motivazionali rivolte alle persone con diabete che non riescono a accettare la malattia per blocchi mentali e emozionali che impediscono loro di curarsi. I gruppi sono ispirati alla strategia psicoeducazionale della peer-to-peer education (ovvero educazione tra pari), in cui il messaggio educativo viene elaborato nel contesto di un’interazione tra le persone che vivono il problema o la difficoltà emozionale.
Il processo di elaborazione dell’informazione e dell’accettazione della malattia e dei compiti correlati alla sua autogestione viene facilitato dal contributo, dalla testimonianza e dalla presenza attiva di un pari, una persona come loro che rappresenta un riferimento credibile di cambiamento positivo.
Grazie alla collaborazione con Renato Amato, paziente diabetico e coach, esponente del Direttivo dell’Associazione Diabetici della Provincia di Brescia, riproponiamo nel trimestre gennaio – marzo 2019 incontri quindicinali in ciascuno dei quali si parte da una breve introduzione del Medico su un tema e successivamente la sessione continua con una discussione aperta tra i pazienti (o i loro parenti).
L’obiettivo è sollecitare il coinvolgimento in una riflessione profonda sulle sfide e gli ostacoli interiori emozionali frapposti all’accettazione della malattia, per poterla fronteggiare con successo.